Una ricerca tratteggia i nuovi comportamenti degli italiani in ambito di sostenibilità dividendoli in tre categorie
Economia circolare, risparmio energetico e mobilità. Questi alcuni temi trattati dalla ricerca Agos Insights – nuovi consumi sostenibili, promossa in collaborazione con Eumetra.
Il sondaggio, condotto su circa 2.000 persone, mira a diventare un appuntamento annuale per monitorare le abitudini delle famiglie sul fronte green. Cosa è venuto fuori?
Il 71% degli italiani ha modificato i propri comportamenti nell’ottica di una maggiore sostenibilità all’interno delle mura di casa e il 69% ha adattato le proprie abitudini per ottenere un maggior risparmio energetico, anche con l’obiettivo di ridurre le spese.
La mobilità rimane un tasto dolente. Solo il 15% degli italiani dichiara di aver individuato soluzioni meno inquinanti per spostarsi – e per i propri acquisiti – il 31% compra anche in funzione della sostenibilità. Uno dei freni alla modifica di questi comportamenti, conferma lo studio, è il costo spesso significativo delle alternative davvero ESG.
Per i giovani tra i 18 e i 24 anni l’86% pagherebbe di più per un prodotto sostenibile, contro il 73% di media.
La ricerca divide gli italiani in quattro generi:
“Idealisti” (31%), il più diffuso tra la generazione Z
I “Concreti” sono il gruppo più numeroso (32%), prevalentemente femminile. Si trovano ad avere a che fare con spese e impegni quotidiani che spesso non permettono di attuare comportamenti sostenibili quanto si vorrebbe.
Gli “Impossibilitati” (21%) sono un gruppo principalmente maschile e con titoli di studio più bassi.
Gli “Indolenti” (16%) sono un altro gruppo a prevalenza maschile, come i concreti composto da molte famiglie, spesso con un buon grado di istruzione, ma con poca voglia di impegnarsi.
La svolta. Oggi molte aziende del made in Italy si stanno specializzando nel riuso dei materiali, confezionando veri e propri prodotti di design. Un esempio concreto è l’azienda Paola Lente con negozi fisici in tutto il mondo, nel 2021 ha ottenuto ricavi per 36 milioni di euro. “Gli scarti sono vivi: muovono la fantasia, fanno sapere le sorelle proprietarie dell’azienda in una recente intervista al Corriere, e così abbiamo cominciato a suddividere, catalogare e conservare tutta questa miniera d’oro e un paio di anni fa abbiamo cominciato a ragionare seriamente sull’idea di realizzare una collezione attingendo solo a quegli avanzi.”
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