
Nonostante la crisi economica l’Italia mantiene la sua posizione in Europa come numero di miliardari, davanti solo la Germania
Gli Stati Uniti sono di nuovo la patria del maggior numero di cittadini miliardari, con 735, lo stesso numero dell’anno scorso. Nonostante quasi 50 americani, tra cui Kanye West e Sam Bankman-Fried, abbiano abbandonato la lista e un’altra dozzina sia morta, quest’anno più di 60 cittadini statunitensi sono entrati per la prima volta tra i miliardari, tra cui LeBron James e Tiger Woods.
Gli Stati Uniti non ospitano più la persona più ricca del mondo, il magnate dei beni di lusso Bernard Arnault, cittadino francese, che ha superato Elon Musk per il titolo. Ma l’America possiede ancora 17 delle 25 persone più ricche del mondo.
Complessivamente, i miliardari statunitensi hanno un patrimonio combinato di 4.500 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 4.700 miliardi dell’anno scorso a causa della contrazione dei mercati, del fallimento delle startup da un miliardo di dollari e dell’aumento dei tassi d’interesse.
La Cina vanta il secondo maggior numero di miliardari, con 495 (esclusi i cittadini di Hong Kong e Macao) che possiedono 1.670 miliardi di dollari. Anche loro hanno avuto un anno negativo: nel 2022, i miliardari cinesi erano 539 e valevano 1.960 miliardi di dollari. La Cina vanta il secondo maggior numero di miliardari, con 495 (esclusi i cittadini di Hong Kong e Macao) che possiedono 1.670 miliardi di dollari. Anche loro hanno avuto un anno negativo: nel 2022, i miliardari cinesi erano 539 e valevano 1.960 miliardi di dollari. L’Italia è settima dietro, in Europa, solo alla Germania.
Gero Jung – Chief Economist di Mirabaud AM – ritiene che la BCE stia dimostrando di essere disposta ad adottare le politiche monetarie che si dovessero rivelare necessarie a prescindere dallo stress sui mercati finanziari. Secondo l’esperto la banca centrale ha chiarito che per far fronte a due problemi tra loro fondamentalmente diversi – l’inflazione e la stabilità finanziaria – ha a sua disposizione due strumenti diversi. “Questo è importante, in quanto segnala che la politica della BCE non sarà governata dal dominio finanziario”, ha puntualizzato Gero Jung.
L’esperto ha spiegato che, per quanto quanto riguarda l’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche, gli economisti hanno rivisto al rialzo le loro proiezioni per l’inflazione core di quest’anno (al 4,6% a/a), mentre hanno abbassato le stime per il 2024 e il 2025 (al 2,5% e al 2,2%).
Rublo mai così debole da un anno a questa parte. Venerdì 7 aprile è scivolato ai minimi da un anno su dollaro ed euro a causa dei ridotti afflussi di valuta estera e della ripresa della domanda in Russia, toccando il cambio di 82,4 rubli per dollaro e di 90 per euro.
Per un anno la Russia ha sostenuto di aver resistito alle sanzioni occidentali adottate in risposta all’assalto all’Ucraina, adducendo in particolare come prova la resistenza del rublo che, dopo il primo crollo sulla scia dell’offensiva, ha guadagnato nuovamente terreno durante l’estate e l’autunno, rafforzato in particolare dall’impennata dei prezzi di gas e petrolio. Ma dopo un anno di sanzioni e con l’Europa che si è in gran parte svincolata dal gas russo e ha imposto un price cap sul prezzo del petrolio, le prospettive per l’economia russa sono più cupe, tanto che — secondo i calcoli della Reuters — il rublo è attualmente il terzo peggior performer tra le valute globali, dietro solo alla sterlina egiziana e al peso argentino.
Il costo della decarbonizzazione dei voli. Complessivamente, calcola lo studio, «la spesa per la decarbonizzazione del trasporto aereo europeo va dai 31 miliardi del 2018 ai 98 miliardi del 2050, con un costo annuale medio che si aggira sui 59 miliardi di cui 25,6 miliardi di extra-costi». Per avere un’idea: nel 2018 i ricavi di tutti i vettori europei sono stati di 145 miliardi. La cifra maggiore la richiederà il rinnovo della flotta (740 miliardi), una voce della gestione ordinaria, mentre tra gli extra-costi c’è l’uso dei carburanti alternativi «sostenibili» (441 miliardi) che potrebbero, da soli, ridurre le emissioni del 70%. Ma, avverte la Iata, la quantità prodotta è ancora poca e i costi elevati, anche otto-dieci volte superiori a quelli del cherosene tradizionale.