È l’elefante nella stanza, continua a spaventare con i suoi continui rialzi e rischia di non far decollare i consumi natalizi. Da Bruxelles rassicurano che si tratta di una fiammata.
Il fattore inflazionistico continua a preoccupare gli Stati Uniti. Si legge su diversi post della CNBC che l’inflazione su un’ampia fascia di prodotti che i consumatori acquistano ogni giorno è stata persino peggiore del previsto a ottobre, raggiungendo il punto più alto in più di 30 anni, questo quanto riferito mercoledì dal Dipartimento del Lavoro.
L’indice dei prezzi al consumo, che è un paniere di prodotti che vanno dalla benzina, all’assistenza sanitaria fino ai generi alimentari ed affitti, è aumentato del 6,2% rispetto a un anno fa, il massimo dal dicembre 1990. Questo rispetto alla stima del 5,9% del Dow Jones.
Su base mensile, l’IPC è aumentato dello 0,9% contro una stima dello 0,6%.
Parola alla Fed
Il vicepresidente della Federal Reserve Richard Clarida ha ammesso lunedì che l’inflazione sta ben al di sopra di un livello che la banca centrale considera desiderabile, e se ciò dovesse continuare sarebbe grave.
“L’inflazione prodotta fin ora rappresenta per me molto più di un moderato superamento del nostro obiettivo di lungo periodo del 2%, e certamente non considererei questa performance un successo politico”, ha affermato durante una conferenza virtuale presentata dalla Brookings Institution .
Le osservazioni arrivano quasi una settimana dopo che la Fed ha indicato che avrebbe mantenuto il suo tasso di interesse di riferimento ancorato vicino allo zero, ma alla fine di questo mese inizierà a ridurre l’acquisto della quantità di obbligazioni.
La situazione in Italia
L’inflazione spaventa anche qui da noi, potrebbe compromettere gli acquisti natalizi e ridurre di conseguenza i consumi. Le rassicurazioni della banca centrale europea sono arrivate per bocca del suo presidente Christine Lagarde la quale ha affermato che si tratta di una fiammata ben lontana dalle quote raggiunte negli anni ‘70 e ‘80 dello scorso secolo.
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