La Cina attrae un costante aumento di capitali esteri soprattutto statunitensi. Nonostante la guerra dei dazi Wall Street parla sempre più mandarino.
La Cina continua a macinare utili, ad accorgersene anche gli sfidanti alla Casa Bianca. Andiamo oltre gli slogan e vediamo cosa sta succedendo veramente. Forbes ci spiega la migrazione della finanza statunitense verso l’impero celeste in un anno così complicato.
«Ci sono diverse società americane, tra cui Google, Apple e Microsoft, che stanno trasferendo la produzione in paesi limitrofi come Vietnam e Thailandia, e pensano di spostarsi ancora più lontano, verso l’India, per esempio. La frattura nell’industria quindi si allarga, considerando anche l’ostruzionismo recente verso TikTok e Huawei.

Eppure, la verità è che le due economie, americana e cinese, continuano a essere fortemente dipendenti. Per farsi un’idea, l’anno scorso, nel pieno della guerra dei dazi, 500 miliardi di dollari di merci hanno attraversato l’oceano Pacifico, facendo la spola tra i due paesi. Resta notevole il deficit commerciale di Washington nei confronti di Pechino. E poi sottotraccia, nonostante la retorica di dazi e blocchi agli investimenti, sta accadendo qualcos’altro di davvero significativo: l’espansione di Wall Street nelle piazze finanziarie cinesi.»
La finanza americana si trasferisce a Pechino
Le multinazionali americane sono state attive negli investimenti diretti in Cina, investendo 14,1 miliardi di dollari nel 2019, rispetto ai 12,9 miliardi di dollari del 2018. E sebbene si sia parlato molto di aziende statunitensi che diversificano le loro catene di approvvigionamento, un sondaggio del marzo 2020 della Camera di commercio americana in Cina ha scoperto che oltre l’80% delle aziende statunitensi non sta considerando di trasferire la propria produzione fuori dalla Cina. Ma è probabile che gli afflussi di IDE in Cina, anche da parte di aziende statunitensi, diminuiranno nel 2020, con le previsioni delle Nazioni Unite Gli IDE globali diminuiranno fino al 40% come conseguenza del rallentamento della crescita economica globale causata dalla pandemia COVID-19.
L’unico segno del disaccoppiamento finanziario tra Stati Uniti e Cina è il forte calo degli investimenti diretti cinesi negli Stati Uniti. (piie.com).
Notizie in breve
Covid-19 porterà nel 2021 una nuova ondata di crediti deteriorati, ma non sarà una tempesta come nella crisi dei mutui subprime del 2011. E’ il pronostico che l’amministratore delegato di Banca Ifis, Luciano Colombini, ha formulato nel corso di “The New Wave”: la nona edizione dell’Npl Meeting di Banca Ifis, l’evento italiano di riferimento per il mercato dei non performing loans e il bank restructuring. Svoltosi a Villa Erba a Cernobbio (Como). (soldionline)
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