
Il riscaldamento globale
Il rischio clima è per la prima volta sulle agende delle cancellerie di tutto il mondo. Il primo capitolo del Fiscal Monitor, il documento di politica economica, è dedicato proprio al clima dove si legge che per non sforare i 2 gradi di riscaldamento entro il 2030 le tasse sull’anidride carbonica nell’aria devono raggiungere i 75 dollari alla tonnellata. Oggi siamo a soli due dollari come media globale. Questo cosa comporterà? Molto semplice: un aumento delle tasse sull’energia con un balzo delle bollette per famiglia di circa il 43% per i prossimi dieci anni, ad aumentare sarà anche il prezzo della benzina del 14%. Il Fondo monetario chiede di procedere con la carbon tax che potrebbe far incrementare dallo 0,5 al 4,5 % il Più così da aiutare i ceti più deboli.
La bolla finanziaria
Una ricostruzione dettagliata arriva da Repubblica che spiega perfettamente questo fenomeno:
«Ma il triangolo della crisi non si esaurisce. L’altro lato importante che rischia minare l’equilibrio, seppure fragile, che si è raggiunto dopo la crisi del 2007-2008 è costituito dalla bolla offshore del dollaro: in giro per il mondo – avverte il Fondo – ci sono prestiti denominati in dollari per 12.400 miliardi: una cifra in rapida crescita negli ultimi anni, tant’è che nel 2012 questo stock era di 9.700 miliardi. Il rischio di “vulnerabilità” è immenso, basta un aumento dei tassi d’interesse o un rafforzamento del biglietto verde che buona parte di questo meccanismo potrebbe andare in crisi: da un lato i paesi, soprattutto quelli emergenti, potrebbero trovare difficoltà a far fronte ai prestiti in dollari, dall’altra le banche fuori dagli Stati Uniti potrebbero essere travolte dalla sofferenze.
Ma la tempesta internazionale, per ora sopita, ha anche un altro elemento di rischio, diretta conseguenza delle misure che le grandi banche centrali, dalla Fed alla Bce, hanno dovuto prendere in questi anni per far fronte alla recessione post-crisi. I tassi bassi, ha detto Kristalina Georgieva, rappresentano un fattore di “vulnerabilità finanziaria”. Fondi pensione e compagnie di assicurazione sulla vita hanno difficoltà a conseguire rendimenti e sono costrette ad assumere sempre maggiori rischi, le imprese approfittano dei tassi bassi per fare acquisizioni e fusioni e non investono.»
I Dazi
La guerra dei dazi certamente non fa bene all’economia globale, anzi si riflette drasticamente sull’economia reale come reale è il costo calcolato dall’Fmi. È come se l’economia mondiale perdesse di colpo la Svizzera con il suo 0,8 del Pil.
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