Il private banking macina ottimi numeri, per i prossimi anni le previsioni sono rosee come descritto da Paolo Langè presidente di AIPB
Il private banking in Italia gode di ottima salute tanto che 2022 potrebbe arrivare a quasi 1000 miliardi di euro di masse gestite. Un traguardo niente male. Lo scenario è stato illustrato dal presidente di AIPB, Paolo Langé, nel corso della XVI edizione del Forum del Private Banking, appuntamento organizzato annualmente da AIPB – Associazione Italiana Private Banking e punto di riferimento per il settore del wealth management.
Paolo Langé, Presidente di AIPB ha dichiarato nel suo intervento:
“Gli italiani oltre a essere un popolo di risparmiatori stanno crescendo anche come investitori consapevoli: i 4.500 miliardi di euro di ricchezza finanziaria delle famiglie pongono infatti l’Italia al quarto posto tra i principali Paesi europei. E questo rappresenta un fattore di stabilità per il Paese, soprattutto se lo consideriamo assieme al basso tasso di indebitamento privato che è un ulteriore elemento di forza per il futuro. La pandemia ha alimentato la consapevolezza generale che il risparmio è un valore, ma se non viene indirizzato verso buoni investimenti rischia di inaridire e da risorsa vitale di trasformarsi addirittura in freno all’economia.
Le sfide future
Langè ha sottolineato nel suo intervento che bisogna insistere sulla cultura finanziaria dei clienti, fondamentale per aumentarne la consapevolezza.
“L’incertezza generata dal Covid 19 ha infatti influito sull’orizzonte temporale. Ma il costante supporto assicurato dal Private Banking ha fatto sì che solo il 20% dei clienti si dichiara oggi troppo preoccupato dal presente per pensare al futuro, mentre la maggioranza si sente in grado di orientare lo sguardo al medio e lungo periodo”.
E ancora sulle nuove competenze è molto chiaro
“La seconda sfida riguarda l’evoluzione digitale del nostro servizio, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni tecnologiche innovative che facciano sentire i clienti meno soli e continuino a far percepire la nostra presenza. E qui entra in campo la questione delle competenze: al crescere della complessità, dobbiamo offrire un set di competenze più ampie, e non di natura esclusivamente finanziaria.”
Fonte: wall street Italia
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