I risparmi accumulati e il denaro non speso in questi mesi di chiusura forzata potrebbero diventare un boomerang per l’economia globale. Ecco perché.
La preoccupazione sui risparmi accumulati
Il Financial Times dalle sue colonne ha lanciato un allarme sui consumi che non tirano. A parlarne chiaramente è il capo economista di Allianz Ludovic Subram preoccupato per la ritrosìa dei consumatori più propensi a risparmiare che a spendere. La preoccupazione dell’economista è che questo genere di approccio diventi un’abitudine consolidata tra le persone.
Dello stesso parere Philip Lane, responsabile economista della Bce, ha confermato che «questo è uno dei grandi problemi macroeconomici…ovvero per quanto tempo ancora le famiglie rimanderanno i loro acquisti?».
Alla domanda se qualcosa cambierà nel corso dell’anno la risposta è stata molto chiara.
«Non molto, visto che la stessa Commissione Europea prevede che i tassi di risparmio elevati persisteranno: dalle previsioni primaverili sui risparmi delle famiglie dell’area euro, emerge infatti che Bruxelles ha stimato che i risparmi saliranno da una quota pari al 12,8% del reddito disponibile del 2019 al 19% nel 2020».
All’inizio le famiglie lo hanno accettato involontariamente, il divieto di assembramenti e la chiusura degli esercizi commerciali ha fatto il resto. Una situazione che ha permesso di accumulare risparmi ma anche di mettere in crisi le attività commerciali.
Anche qui, però, esiste l’altra faccia della medaglia come hanno fatto notare alcuni banchieri centrali ed economisti: «i risparmi più alti potrebbero essere convogliati in investimenti nei bond sovrani (come i BTP) per l’Italia, aiutando così a sostenere la grande quantità di debiti che molti paesi dovranno emettere per finanziare le risposte alla pandemia».
Primi segnali di ripresa
A maggio si sono visti i primi segnali di ripresa dopo la tempesta coronavirus. A segnare un deciso aumento è l’indice manifatturiero benché sia ancora sotto quota 50 punti, la soglia fatidica che segna il limite tra economia in espansione e contrazione. A maggio l’indice Pmi manifatturiero è risalito a 45,4 punti in Italia, dal livello di 31,1 di aprile. In ripresa anche Spagna e Francia. Cambiando continente anche la Cina prova a cambiare marcia con il suo indice Caixin sopra quota 50.
Fonte: finanza.com; corriere economia
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