
Un terzo della ricchezza delle famiglie italiane è ferma sui conti correnti. Nello scorso post ho affrontato il tema dell’asset management o risparmio gestito, questa volta voglio affrontare un altro aspetto del risparmio ossia quello di lasciare molta liquidità sui conti correnti.
No alla liquidità sui conti correnti
Lasciare ingenti somme di denaro sui conti correnti personali è estremamente controproducente, secondo le stime dell’Abi i costi sono alti ed ammonterebbero a circa 87 euro in media all’anno. Come dire, oltre al danno la beffa. Non investire il denaro in maniera adeguata è un rischio. I conti correnti non sono proprio il massimo per rendimento, a voler essere sinceri anche i Btp a 5 anni hanno avuto un rendimento di poco superiore al 0,40%, sulla stregua di un libretto postale.
Un consulente finanziario saprà aiutarti a costruirlo in maniera adeguata partendo, perché no, proprio da un fondo pensione per figli o nipoti oppure optare per un piano d’accumulo.
L’identikit del risparmiatore italiano
Vediamo nel dettaglio l’identikit del risparmiatore italiano disegnato da un’indagine di Swg per Cnp Partners.
Il 57% delle persone interpellate si ritiene parsimoniosa, chi cioè guarda con sospetto ai prodotti di investimento ma allo stesso tempo presta molta attenzione alla pianificazione finanziaria e ha come obiettivo primario la protezione del capitale. Conto corrente (posseduto dall’88% di chi appartiene a questa fascia), Immobili (34%) e assicurazioni sulla vita (26%) sono le forme di investimento abituali, ma vanno forte anche fondi pensioni (24%) e buoni postali (23%). Quanto alle abitudini di spesa, tolto il cibo (29%), le spese prevalenti riguardano casa, salute e viaggi (10%).
Il 38% degli intervistati ha una scarsa predisposizione alla pianificazione finanziaria e preferisce spendere più di quello che guadagna. L’82% di chi appartiene a questa fascia è titolare di un conto corrente, mentre solo il 9% ha investimenti in titoli di Stato o obbligazioni e l’8% in polizze a capitale garantito.
Il 17% si definisce investitore attivo e quindi più disposti al rischio pur di riuscire ad assicurarsi un guadagno. Uno su tre (il 34%) ha investimenti in azioni o in assicurazioni sulla vita. Ampio spazio alle vacanze, con una media di 4,7 weekend all’anno. Si tratta di persone prevalentemente con scolarità alta e un reddito familiare elevato.
Chiudono la classifica quelli che prestano molta attenzione alla pianificazione ma si accontentano di guadagni bassi. Quasi uno su due, il 46%, sceglie di destinare i propri investimenti verso il mattone, il 40% su assicurazioni vita e il 37% verso fondi.
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