Brexit, a sorridere è la Francia

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Con la Brexit molte attività e lavoratori si sono spostati nella vicina Francia stando ai dati forniti dalla stessa banca centrale transalpina 

La Brexit  è ormai una realtà concreta, l’arrivo del 2021 ha portato il Regno Unito fuori dall’Europa. Abbiamo visto tutti in queste settimane, che ne anticipavano l’uscita, la fila di tir all’imbocco di Calais. 

In fuga dal Regno Unito

Molti lavoratori hanno lasciato il Regno Unito per paura degli effetti negativi della Brexit. Il governo sta cercando di porvi un freno ma è del tutto evidente che a guadagnarci è la Francia in questo scenario. È quanto emerge dai dati diffusi dal governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau

Il banchiere ha fatto notare che “si sono già trasferiti” a vantaggio di Parigi “circa 2.500 posti di lavoro” mentre “una cinquantina di entità britanniche hanno autorizzato il trasferimento in Francia di almeno 170 miliardi di euro di attività alla fine del 2020”.

Parigi sorride

“Ci eravamo preparati attivamente per questo, e oggi la continuità delle attività finanziarie è fortunatamente assicurata”, ha detto il governatore, il quale ha poi precisato che per l’anno nuovo sono previsti altri trasferimenti. “La Brexit ci impone di sviluppare la nostra autonomia finanziaria europea in modo più strutturato” .

Per Independent Strategy, la gioia nei mercati azionari britannici non durerà a lungo. Il Regno Unito diventerà sempre più quello che è sempre stato: un’economia a bassa produttività ai margini dell’Europa, ma con l’aggiunta di un ruolo non più importante nell’UE e una maggiore erosione del suo significato globale. 

Secondo la società di ricerche, non bisogna credere nemmeno per un momento all’argomento per cui la ritrovata libertà del Regno Unito scatenerà un’ondata di investimenti produttivi, afflussi di capitale straniero e imprenditorialità sfrenata. È un’illusione totale che l’UE abbia impedito in passato che accadessero cose del genere. La verità è che la primavera economica del Regno Unito non è mai sbocciata. E lo è ancor meno ora. Quale azienda sana di mente vorrebbe investire in Europa (che è il grande mercato) attraverso il Regno Unito, il cui rapporto con l’UE è ora più rischioso e soggetto a una maggiore volatilità? Il Regno Unito ha lasciato l’UE, il mercato unico e l’unione doganale. (Milano Finanza)

Londra e il commercio elettronico con l’Europa

Un altro punto interrogativo rimane irrisolto: quale sarà la politica adottata nei confronti dell’e commerce e dello shopping on line in generale? 

Una domanda che rimbalza ovunque tra chi è dedito a usare questo metodo per fare acquisti. 

La dogana e la Brexit

La non adesione al trattato di Schengen ha portato alla riabilitazione delle dogane con l’Europa ma questo non avviene sempre  in maniera rigida. Il pagamento del dazio doganale è previsto solo per ordini superiori a 135 sterline, all’incirca 147 euro. Nel caso di un pacco con spesa minore passerà sempre dal controllo doganale ma non avrà un aumento del prezzo.

Consegne più lunghe

I tempi di consegna saranno più lunghi, qualcuno azzarda ben oltre la settimana. I resi potrebbero subire un doppio pagamento dal passaggio in dogana, una serie di difficoltà che potrebbero rendere difficoltoso l’arrivo e la consegna delle merci dall’UK.


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